LA PRIMA VOLTA

Sono stata sempre praticamente priva di pudore, fin da ragazzina ed in fondo credo di averne pagato le conseguenze.
La mente fa strani scherzi e molti ricordi di quello che è successo sono stati cancellati dalla memoria per una sorta di meccanismo di autodifesa. I ricordi invece, quelli che affiorano, sono confusi e si sovrappongono ai sogni in un insieme di immagini sfocate che impedisce di capire cosa è realmente successo e cosa è stato solo immaginato.
Ricordo bene però il caldo di quei pomeriggi estivi nella mia camera, con le tapparelle quasi abbassate ed una debole e calda luce che filtra su una scrivania ingombra di libri.
Lo studio, noioso, sempre uguale ed in quel momento non necessario… il caldo appiccicoso… la mano che finisce fra le cosce… prima distratta ma piano piano sempre più decisa. Penso: oggi non mi sono ancora spogliata ed in un attimo la canotta finisce buttata su letto e gli slip scendono a mezza coscia. Non che in famiglia non mi avessero mai vista nuda ma il messaggio che stare senza slip era sbagliato e dava fastidio mi era arrivato forte e chiaro. Da tutti… qualcuno più convinto qualcuno meno avrei scoperto poi. Perciò nelle mie parentesi masturbatorie tendevo ad esser pronta a farmi trovare almeno con gli slip.
Ho caldo, le mie dita si muovono incessantemente , sento il rumore e l’odore dell’eccitazione che sale … piano piano mi isolo da ciò che ho intorno e non mi accorgo subito di non essere sola. Percepisco una presenza prima ancora di sentirla ma poi, due mani che si appoggiano sulle mi spalle, fugano ogni dubbio. E’ entrato in camera mia, io seduta alla scrivania, nuda, le sua mani sulle mie spalle.
Mi immobilizzo come fanno certi animali in presenza del predatore. Mi sembra di non respirare nemmeno. Non mi sono mossa da quando lui mi ha toccata, la mia mano destra ferma in mezzo alle cosce. Silenzio.
Dopo un tempo che sembra interminabile le sue mani si muovono, scendono lentamente sul mio seno e lo avvolgono, lo soppesano, sento un grugnito indistinto che mi pare un apprezzamento. La mia bocca è secca come se avessi bevuto un bicchiere di sabbia del deserto.
Non riesco nemmeno a deglutire.
Le sue dita ora stringono i capezzoli che mio malgrado rispondono al tocco inturgidendosi. Il massaggio al seno che segue mi eccita, sento gocce di sudore scendermi dalle ascelle e percorre il mio fianco completamente nudo andando a finire sulla sedia. Le mie dita, ferme fino a questo momento, riprendono timidamente il loro lavoro in mezzo alle gambe. Sento il rumore del lago che ho fatto sulla sedia, e lo sente anche lui.
La sedia viene tirata indietro, le mani mi prendono le spalle e mi spingono con calma ma con decisione verso il letto che è li affianco. Mi lascio cadere a faccia in giù, la mano ancora in mezzo alle gambe come per fornirmi quella forza o quell’eccitazione necessaria a lasciare che una cosa come questa accada.
Le mutandine che avevo ora all’altezza delle ginocchia vengono sfilate piano dai piedi… segue un leggero tocco di dita che parte dalle gambe e risale fino al sedere. Ho la mano fradicia, i peli fradici, ed infine sento il tocco di un dito estraneo sulla mano che istintivamente ritraggo, lasciandola aperta e bagnata.
Quando le sue dita incontrano le mie labbra, gonfie e umide, senza volere emetto un gemito… interpretato sicuramente come incoraggiamento per lui, caso mai ne avesse bisogno. Ora le sue dita si muovono, reclamano spazio ed io divarico bene le gambe e sollevo per quanto possibile all’indietro il sedere… mi apro al suo tocco, segno inequivocabile di una resa senza condizioni.
L’altra mano mi tiene la testa giù, impendendomi di girarla… non che io avessi mai pensato di farlo. Le sue dita, il movimento, le spinte e infine l’orgasmo … i sussulti e le calde lacrime che impregnano il lenzuolo su cui avevo pigiata la faccia.
Scende il silenzio, tutto rallenta fino a fermarsi… buio.
Piano piano i sensi ritornano, percepisco l’umore secco in mezzo alle gambe, la bava colata dalla mia bocca. Mi tiro su a fatica, come se venissi da una lunga ed estenuante corsa. I rumori della casa tornano a colpirmi, rumori di vita normale. Rimetto la canotta e gli slip … ormai priva di qualsiasi velleità esibizionista. Incapace di razionalizzare quello che è successo… in stand by mentale. Quel che resta del pomeriggio corre veloce fino all’ora di cena. A tavola tengo lo sguardo basso ma so che lui mi guarda… anzi penso che mi guardino tutti e mi sembra impossibile che non capiscano quello che è successo… ripenso a quello che è successo e … mi bagno. Cerco di concentrarmi sul cibo ma la mia mente continua incessantemente a ripensare …. e il mio corpo la asseconda. Ecco una delle occasioni in cui presentarsi a cena con slip e canotta non è stata la scelta più saggia.

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