STRANE COPPIE

Andammo in vacanza in affitto per un mese: io, che mi chiamo Anna con mio marito Angelo e mia figlia con il suo ragazzo. Due coppie che di “coppia” non avevano proprio niente. Mia figlia, Nancy, è una bellissima bionda ed allora aveva ventuno anni si portò dietro il suo ragazzo Mario, un palestrato di ventitré. Notai subito che tra loro qualcosa che non andava dallo sguardo libertino del fidanzato e dal disinteresse di mia figlia nei confronti del suo comportamento. Anche se apparentemente, tra i due non sembrava mancare l’affiatamento, soprattutto sessuale, notavo nei loro comportamenti sfaccettature molto strane e segni di nette crepature di coppia. Nonostante questo, non feci la guastafeste e lasciai che vivessero le loro esperienze per farli maturare, portandoli in vacanza insieme.

La nostra casa era attaccata a quella di una coppia di coniugi quasi anziana, con una figlia “strana” fin troppo giovane, avuta avanti negli anni. Questa raggazza, di nome Daisy, molto bella, era sempre sola. Essendo i genitori delle persone davvero “particolari” di cui si diceva di tutto e di più lei, lasciata spesso in balia di se stessa, oziava spesso nel giardino della sua villetta e si notava palesemente che si annoiava come un cane. Nella sua noia, iniziò subito ad osservarci con curiosità. Passava il giorno ad oziare tra la casa e la spiaggia fino all’ora di nanna, non facendo altro che osservarci, mentre i genitori che non erano mai presenti si deliziavano, si diceva in giro, di nudismo e forse anche altro.

Quattro giorni dopo l’arrivo, Daisy, seccata dalla stasi che regnava in casa sua, scese in confidenza con noi, venendoci a salutare ed offrendoci dolci e consigli sul posto. Prese subito di mira Mario, che essendo un donnaiolo inguaribile, la squadrava spesso dalla testa ai piedi, praticamente spogliandola con gli occhi e scherzando con mio marito sulle dicerie nudiste della famiglia. Si chiedevano se usassero farlo anche in casa.
Lui gli lanciava chiari segnali di apprezzamento, incurante della gelosia della fidanzata. La strana ragazza “della porta a canto” rispose alle implicite “avance” e si mise in testa di provare a sedurlo: forse per gioco. Cercando ogni pretesto buono per venirlo ad importunare, soprattutto se io e mia figlia, per un motivo od un altro ci allontanavamo, stava sempre tra i suoi piedi. Inoltre non passò molto tempo che avemmo conferme delle pratiche della famiglia e quando i suoi genitori uscirono di casa lei si divertì a prendere il sole nuda in giardino, forse nella speranza che qualche bel maschione la notasse… ma i primi a vederla, dalla terrazza fummo io e mia figlia, non senza un po di gelosia verso quel corpo magnifico. I suoi genitori, rientrarono beccandola completamente nuda e non credendo ad i nostri occhi passarono davanti a lei come se la cosa fosse completamente normale, confermandoci le loro abitudini nudiste.

Ebbi le conferme ad i miei pensieri che non fossero una coppia “seria”, quando mia figlia mi confidò in macchina, che a lasciarlo solo, con quella puttanella, che sventolava la sua micia al vento per tutto il giardino non si preoccupava più di tanto, perché comunque, mi rivelò sfacciata, se lo teneva solo perché scopava da dio, diceva, per il resto sapeva benissimo che era solo un porco e non se lo sarebbe mai sposato. A quelle parole, non ci crederete mai, tirai un sospiro di sollievo riflettendo che in quel modo non l’avrebbe potuta far soffrire più di tanto. Per il resto mi faceva solo piacere, pensare che si divertiva a dovere, con le dovute precauzioni.

La mattina, mia figlia, infoiata come una maiala, se lo sbatteva in modo sfacciatamente sonoro, facendosi sentire per tutta la casa
.-Oh si, ancora, sbattimelo più in fondo, si dai ancora, aprimi in due, ancora…che grosso che c’è l’hai, sbattimi più forte….-
Talvolta mi trovavo ancora a letto con mio marito, che cominciavano a scopare come due porci, facendo sbattere pure le sbarre del loro letto in legno contro il muro. A sentirli così lascivi, una eccitazione “stuzzicante” si prendeva possesso di me, ma mio marito, niente… e quello che mi faceva ancora più rabbia era che in realtà piegava le sue gambe per nascondere una poderosa erezione. Preferiva andare in bagno a segarsi, straeccitato dalle urla di sua figlia che fotteva come una scimmia col suo ragazzo. Alla fine non aveva neanche la delicatezza di ripulire l’interno del water, che lasciava puntualmente tutto imbrattato del suo seme gelatinoso, che toccava ripulire a me.

La sera di solito, un’ora dopo cena, mentre io e mia figlia lavavamo i piatti e Mario si trova in veranda a giocare col portatile o a guardare porcherie, Daisy si avvicinava a parlare con lui, ma volta dopo volta vedeva che per catturarlo “carnalmente” ci voleva qualcosa di più. Una di quelle sere, avendo tastato di trovare terreno fertile, andò da lui indossando un prendisole dalla trasparenza imbarazzante, trasparente al limite della nudità. Uscì accertandosi che nei dintorni non ci fossero persone indesiderate e bussò al cancello per parlare con lui, facendolo diventare completamente scemo. Era tutta depilata a malapena coperta da quel tessuto così leggero da non lasciare posto all’immaginazione. Mario gli sorrideva sornione dandogli corda, completamente rincoglionito, che poco ci mancava gli sbavasse addosso. Mentre parlavano lei non mancava di “accarezzarsi” e di far aderire il più possibile il tessuto attorno al suo corpo sensuale, mostrandosi praticamente nuda. Quando rientrò in casa credo fosse già venuto nel costume, vista la comparsa di un’inquietante umidità lì sotto… mio marito intanto li guardava dalla finestra segandosi.

Sapevo bene dentro di me, che il mio, ora ex, marito in fondo in fondo era un porco depravato. E’ proprio lui fu la seconda vittima della noia di quella piccola sgualdrina, scatenando una reazione a catena che ebbe dell’incredibile.

La volta dopo il porco si trovò a riceverla insieme a Mario, trattenendosi a discuere con loro per godersi lo spettacolo da vicino. La sua presenza non diede per niente fastidio alla troietta, vestita di un due pezzi con un top a triangolo decisamente più adatto ad una seconda scarsa che alla sua quarta abbondante. Le sue areole, grandi e brune spuntavano prepotenti per un terzo, dai bordi del succinto costume. Curiosa li guardavo dalla terrazza con mia figlia, mentre stendendo i vestiti guardavo fin dove avrebbero osato spingersi. Mentre una parola tirava l’altra, la puttanella si massaggiava i capezzoli, mettendoli praticamente in mostra ad i due depravati, si ritrovò coperta di lusinghieri caldi complimenti da entrambi, eccitandosi.
Accaldata come non mai si mise con la fighetta in mostra, mentre si chinava a pecorina sulla macchina, parlando, spostava il costume di lato. Quando notai che in loro il pudore, stava diventando un optional, presi a scendere dalle scale guerriera, ma Nancy, che sapeva bene che la rottura era vicina, mi prese per un braccio e mi fermò. -No, non ora mamma, tanto le cose sono ormai finite, avrai la tua vendetta- Tornai su con lei e prendendoci gusto, cominciai anzi a sperare facessero di più per avere un pretesto di lasciare quel porco il prima possibile. La ragazza stava chinata su di una macchina posteggiata nel viale, parlando con Mario di fronte a lei che chinato allo stesso modo, gli guardava le tette completamente scoperte, intanto, la mano di mio marito, messo in piedi dietro di lei, stava nettamente tra le labbra della fica della ragazza, che si godeva compiaciuta il trattamento. Nancy lasciò cadere una molletta e tutti si dileguarono velocemente. Nancy e Mario dopo un piccolo battibecco conclusero con una santa scopata riappacificante. Io ed Angelo ci ignorammo completamente.

Tre mattine dopo pensarono bene di incontrarsi in un posto vicino. Un terreno a serre, in disuso, che per lei fosse facile raggiungere in bici. Si assicurarono via sms che andasse bene, così prendendo il pretesto di una corsetta, in abbigliamento sportivo i due si allontanarono per circa tre ore. Lei, dopo il ritorno dei due con dei sorrisi davvero inebetiti, passò beata davanti alla nostra villetta con la sua bici, pedalando goffamente col pantaloncino ed il sellino tutto imbrattato di seme, che ad ogni pedalata, immaginavo, goccia dopo goccia usciva viscido dal suo ano dilatato.

Non fù l’unica. La cosa si ripetette diverse volte, finchè non vennero notati da alcune persone del posto. Mi riferirono di averli visti tutti e tre in posti poco convenzionali… mi consolai ridendo con mia figlia, ma una molla scattò impazzita nella nostra testa che ci fece perdere ogni senso, rimasto, della realtà e della morale.

Sapevo di essere stata palesemente tradita ma nella cieca vendetta il problema diventò la mancanza di un’obiettivo da parte mia. Qualcosa, forse un sopito orgoglio femminile ritornò a galla perché ferito, mi spinse a mostrarmi interessante come mai prima in vita mia, per far ingelosire, se ancora gliene importasse qualcosa di me, mio marito. L’obbiettivo della mia seduzione, involontariamente, diventò chi non avrebbe dovuto…

Inizialmente, come è ovvio pensare non risultai naturale, rischiando di far ridere i polli, ma dopo essere scomparsa, un pomeriggio intero, insieme a mia figlia tra parrucchiere ed estetista, tornai completamente trasformata. Taglio di capelli corti fino alle orecchie, che mi tolsero almeno venti anni dalle spalle, ceretta ovunque e guardaroba estivo decisamente più audace, scelto di fretta in un negozio di abbigliamento asiatico. Non vi nascondo che per la prima volta in vita mia andai anche a uomini con lei. Mia figlia si godette la compagnia di ben due stalloni mori, decisamente ben dotati, io, non abituata alla cosa concessi solo un discreto pompino al mio “amico”, niente di più.

A prima vista mio marito non credette ai suoi occhi, conciata in quel modo, gli apparivo sexy come neanche da giovane lo ero mai stata. I primi complimenti arrivarono però dal ragazzo di mia figlia che comunque era un tipo tosto che se aveva qualcosa da dirti, te la diceva in faccia. E’ proprio grazie a lui però, che riuscii a superare l’imbarazzo iniziale di certi momenti.

In quei giorni, a colazione mangiavo uno yogurt bianco, per sentirmi più leggera prima di tuffarmi e mentre lo assaporavo non riuscivo a capire perché continuavo a pensare a quel pompino, concesso in quel pomeriggio di libertà. Mario, che mi notava sovrappensiero non riusciva a staccare gli occhi da me. Mi notava come mai prima, perché il rossetto rosa forte ben spalmato sottolineava la grandezza delle mie labbra già carnose e i capelli corti completavano l’opera facendo risaltare ancora di più i miei occhi e le rotondità sensuali del mio viso. Lo yogurt, bianco, nella mia bocca, gli faceva fare pensieri peccaminosi. Io lo capii e non sò spiegarmi perchè presi a mangiare in modo ancora più inopportuno lasciandone colare ogni tanto un pò sul mento…
Mario era un tipo “strano” che si prendeva fin troppe confidenze, continuava a farmi complimenti in continuazione, dandomi infatti parecchia soddisfazione, specie davanti a “lui”… arrivò al punto di farmi confidenze sulla bellezza del mio sedere e a darmi perfino una bella “pacca” sul culo.

Una mattina, verso la fine delle vacanze, ne approfittai per indossare qualcosa di nuovo. Così indossai un costume a fascia bianco che sottolineava le mie grandi tettone mature stringendole fino a farle scoppiare. Sotto degli shorts di cotone sottilissimo contenevano a stento un normale costume elasticizzato che a causa del mio culone corposo scompariva quasi del tutto in mezzo alle natiche. Mentre mi vestivo mio marito mi guardava inebetito ed io per ripicca gli stavo lontano.
Anzichè al mare, per cambiare finimmo in piscina al lido sportivo. Mentre mio marito e mia figlia andarono a prendersi una granita, io e Mario decidemmo di restare in piscina. Mi immersi chiudendo dolcemente le palpebre e rilassandomi, non mi accorsi però di un dettaglio alquanto scottante. Il ragazzo di mia figlia, dentro l’acqua con me, rideva istericamente tutto rosso in viso, facendomi gesti per farmi capire che c’era qualcosa che non andava. Mi guardai addosso entrando nel panico: il costume bianco, fatto si in cina, ma delle peggiori delle manifatture, perse quasi tutta la sua opacità. Il tessuto sottile a contatto con l’acqua stava diventando praticamente trasparente… non sapevo che fare. Nuotai prima verso il bordo, mostrandogli le grazie del mio bel sederone, poi verso lui, che mi diede le spalle per non guardare e mi attaccai con le bocce a lui. Trasalì. Una potente erezione si prese gioco di lui. In un modo o nell’altro dovevamo andare via di lì e con lui in quello stato non era certo più facile. Nella zona piscina c’erano quattro persone oltre a noi, tutte piuttosto distratte. Iniziai a discutere dell’accaduto per sdrammatizzare, chiedendogli sarcasticamente se comunque non ero poi un brutto spettacolo. Inducendolo a farmi apprezzamenti impudici non migliorai certo la situazione. Dovevo fare qualcosa in fretta, prima del ritorno degli altri due. Gli intimai di uscire una volta e si rifiutò, la seconda e la terza anche, poi capii perchè. Infilai di prepotenza la mano nel costume del ragazzo che non oppose resistenza ma cominciò a balbettare e a dire parolacce di imbarazzo e presi a masturbarlo con decisione, scappellandolo per bene ad ogni colpo. Mentre lo facevo un senso incredibile di piacere del proibito si impossessò di me senza che me ne accorgessi e mi portava a stringere le bocce sempre pù forte contro la sua schiena. In meno di un minuto venne copiosamente. Sgattaiolammo dal retro e salimmo dalla sabbia, al parcheggio. Sparimmo da lì in fretta e furia. Lui era senza parole per quello che avevo fatto in piscina.

In macchina successe l’impensabile, tutto confusamente e molto in fretta. Correndo verso casa, all’altezza di un alto recinto di tabbia, Mario, mi pregò di fermarmi. C’è lo aveva dinuovo di marmo e con gli occhi luccicanti di eccitazione, mi pregò di accostare dietro al muro e rifare quello che avevo fatto in piscina. Non sò perchè senza dire nulla ubbidii. QUello che disse mi fece risentire piacente e desiderata come a vent’anni. Io presi zitta, ma divertita, solo a masturbarlo, con una mano. Lui mi afferrò voglioso, la fascia sul seno, tirandola giù dal centro in una mossa sola. Le mie poppone schizzarono fuori ringraziandolo e i capezzoli già duri strisciarono sul tessuto regalandomi un fremito alla patata. Mi girava forte la testa, senza che avessi bevuto, sentivo la faccia, il petto e le cosce in fiamme. Mi lasciai trascinare tanto in questo vortice assurdo di eccitazione che presi timidamente la sua mano e la portai sulla fica, gonfissima di sangue, che pulsava a ritmo dei miei battiti, lenti, ma forti come cannonate. Avevo il clitoride sensibilissimo e mentre le sue dita scivolavano dentro senza difficoltà, accompagnate dalla mia mano destra, con la sinistra raccoglievo un po di umori filanti e mi sgrillettavo veloce.

Persi completamente la testa. Non scopavo da almeno sei mesi e lo volevo dentro e basta, anche fosse stato l’ultimo ed il più brutto uomo sulla terra. Scendemmo dalla macchina. Abbassai gli shorts e fatto volare via il costume di sotto mi misi alla pecorina sulla terra. Volevo finalmente infarcire la mia bella fregna desiderosa, non mi importava nulla di sporcarmi. Mario lo puntò deciso scivolando dentro quasi risucchiato dalla quantità oscena di liquido biancastro. Mi pompò con una foga animalesca la fica, fortemente avvolgente, ristretta dalla poca attività sessuale, sbattendo sonoramente ad ogni colpo, contro il mio grosso bel culo. Io lo invogliavo quasi in estasi e lui affondava sempre di più facendo versi inumani. Più spingeva, più volevo essere sfondata. Raggiunsi tre volte l’orgasmo. Dopo tanto tempo mi sentii così di nuovo “donna”.

Guidai verso casa lentamente, ancora tutta sporca, forse con un pizzico di senso di colpa, ma incredibilmente appagata. Durante il tragitto mio marito telefonò per sapere dove eravamo e cosa era successo, visto che aveva sentito vociferare di comportamenti strani da parte di una signorona che era restata mezza nuda in piscina ma pensai… non erano affari suoi. La gelosia prese una direzione diversa e i giochi si ribaltarono.

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