LA BODY GUARD

Ero entrata nel camerino del negozio con l’obiettivo di provare una maglietta e degli shorts di jeans attillati.
Un acquisto per l’estate non previsto… se avessi immaginato che volevo provarmi delle cose avrei indossato il reggiseno… entro e mi provo queste due cose… le tette turgide e sode s’intravedono sotto la maglietta e i capezzoli duri esaltano il volume del seno… il tanga di pizzo bianco esce un po’ da dietro ma è sufficiente rimetterlo a posto per non distogliere l’attenzione ad un certo punto sento dei passi oltre la tenda fuori… esco per guardarmi da un altro specchio ad una certa distanza e vedo un l’uomo della sicurezza piazzato davanti al mio camerino.
E’ un tipo molto più alto di me, grosso, nero, con giacca, cravatta e auricolare. Mi guarda e mi dice “signorina, le chiedo di seguirmi”. Rimango allibita e provo a chiedere spiegazioni del motivo. Promette di spiegarmi quando l’avrò seguito. Mi dice di recuperare le mie cose e lo seguo… nel negozio, nonostante sia grande, non c’è quasi nessuno in quel momento.
Seguo il “gorilla” oltre una porta di sicurezza, lungo uno stretto corridoio e dentro un piccolo ufficio-sgabuzzino con un sacco di confusione ovunque. Mi fa sedere davanti ad una piccola scrivania e lui si siede dalla parte opposta.
Anche da seduto è molto alto e grosso. Ha un bel sorriso e una camicia bianchissima che gli tira un po’ sui pettorali. E’ scuro come la notte ma molto intrigante. La divisa da body guard lo fa sembrare ancora più affascinante… e mentre in un secondo penso a tutto questo lui, serio, comincia a parlarmi piano.
“Ho visto che si aggirava per gli scaffali e ho notato subito un atteggiamento strano. Sono costretto a perquisirla perché credo che abbia sottratto qualcosa al negozio”. A queste parole rispondo indignata e con un atteggiamento di sfida. ”Faccia pure!” – gli dico – “sono sicura che rimarrà deluso”.
Mi chiede di alzarmi in piedi e di togliermi i vestiti che indosso. Sono abbastanza indignata dell’atteggiamento e del fatto che mi possa credere una ladra. In quell’istante mi ricordo che sotto i vestiti che mi stavo provando, e che ho ancora addosso, ho solo un tanga mini, praticamente trasparente. Gli faccio presente che sono praticamente nuda sotto ma non si scompone e mi intima di togliermi tutto. L’imbarazzo dura poco perché colgo un’opportunità eccitante ma fingo di essere indifesa e molto pudica. “Spogliati!” mi dice, e comincio a togliermi la maglietta. Le mie tette ballano un po’ e sono lì alla mercé di quel gorilla nero. Le guarda con desiderio. “Togliti anche gli shorts!” non me lo faccio ripetere e me li abbasso. Fingo ancora di non comprendere dove vuole arrivare e di sentirmi in imbarazzo.
La mia fichetta liscia e depilata palpita un po’. E’ vestita di un piccolissimo triangolino bianco tipo tulle trasparente. Il suo aspetto è tranquillo anche se dentro comincia ad accendersi un fuoco… Sento i suoi occhi su di me… sento che mi sta valutando… con due dita mi accarezza il taglio della fica attraverso la stoffa… mi sento vibrare… gli chiedo cosa stia facendo, continuando a fingere imbarazzo e timore… gli dico che come può vedere non ho rubato nulla… mi tocca e fingo sdegno e soggezione… mi abbraccio le tette come a coprirle mentre in realtà le metto ancora più in evidenza gonfiandole… abbassa la sua faccia all’altezza del mio inguine e, a pochi centimetri da me, estrae la sua grossa lingua rosa e sfiora con la punta quel sottile tessuto che copre la mia parte più intima… pregusto il momento del contatto… e sento una grossa presenza spingere… mi afferra l’estremità del tanga e lo tira verso l’alto: il triangolino di stoffa si tende fino ad infilarsi nelle labbra della mia fica e queste si dividono come tagliate da un coltello di stoffa… ovviamente inzuppo tutto il tessuto che l’omone mi infila nella fica… lui avvicina la sua lingua grossa e lecca le labbra della mia patatina… sono grosse e carnose… le mordicchia… mentre continua a tendere la stoffa che preme contro il mio clitoride gonfio e duro… mia afferra per i fianchi e mi siede sopra la scrivania.
Mi sfila le mutandine e continua a leccare con grande foga il mio fiore… ha una lingua grossissima che muove con gran velocità dentro di me… sembra un serpente che si dimena dentro di me… ho voglia di assaggiare il sapore del suo cazzo così comincio ad avvicinarmi a lui… gli accarezzo la testa rasata e pungente… lui solleva la testa dalla mia fica e comincia a leccarmi e a mordermi le tette… gli slaccio la cravatta e infilo una mano nella sua camicia… ha un torace villoso e forte… ha un odore acre di uomo africano… scendo dalla scrivania e mi avvicino alla patta dei suoi pantaloni: ne estraggo un siluro grosso e nero, con pochi peli ma con una cappella gloriosa che brilla da quanto è rosa tenue… comincio a mangiarmelo come fosse un enorme gelato… assaporo l’enorme asta che è quasi grande come il mio avanbraccio… e mi soffermo a lungo sulla sua dolcissima cappella… non riesco a ingoiarlo tutto ma mi impegno… per un secondo lo immagino dentro di me… ed è un piacere misto al pensiero del dolore… continuo a gustarmi quella bistecca enorme finché non mi sento due mani che mi afferrano da sotto le ascelle e mi sollevano in alto di peso. L’omone mi risiede nuovamente sulla scrivania e mi apre le gambe senza troppe formalità. Si avvicina sempre di più e io vedo venire sempre più avanti quel suo lucertolone grosso e scuro… lo desidero dentro di me ma sento anche un po’ di paura essendo così grosso e duro… il tipo è infoiatissimo e non potrei mai averla vinta tirandomi indietro… “adesso ti faccio passare la voglia di rubare” dice con un sorriso malizioso: “terapia d’urto” prosegue… cerco di rilassarmi il più possibile, la mia fica sbrodola di piacere e di umori ma non ha mai ricevuto così tanta carne in un colpo solo… spinge la punta del suo cazzo contro le mie labbra che si aprono lentamente e lo avvolgono tutto… lo sento grosso già dalla punta e procede inesorabile dentro di me… entra piano come gli avevo sussurrato ma procede senza fermarsi… cerco di sistemarmi meglio su quella scrivania non così comoda e provo ad aprire meglio le gambe… è come se mi stesse penetrando un braccio… “lasciati andare troietta” mi sussurra a un orecchio che mi morde con un fare animale… probabilmente sente che da quelle parti sono rigida ma più di tanto non mi riesce di rilassarmi viste le dimensioni… ad un tratto decide di usare le maniere forti e lo infila tutto d’un colpo… ho un sussulto ed emetto un urlo… mi tappa la bocca con una mano e continua a sventrarmi con quel salame enorme… mi scendono le lacrime agli occhi perché mi sta facendo male… ma continua senza sosta ansimando come un maiale in calore… ha una gran forza e la sua massa muscolare non scherza: sento la spinta dei suoi addominali e dei suoi glutei sul mio piccolo corpo… è un’immagine sproporzionata e la sento tutta… l’uomo nero continua… sento le pareti interne della mia fica stremate… anche se un po’ si sono adattate all’enorme massa che le sta strofinando con violenza… per un attimo temo per il mio buchetto posteriore: non credo reggerebbe a tale compito! Decido si fare il possibile per farlo venire prima che gli venga in mente di sfondarmi anche il culo… sarebbe un vero massacro! Ansimo di più, gli faccio affondare la faccia tra le mie tette, gli lecco le labbra e gli succhio le dita che mi avvicina alla bocca… stringo le gambe attorno alle sue natiche che sono grosse e dure come pietre… mi avvinghio a lui fino a sollevarmi dalla scrivania abbracciata al suo torace grandioso: galleggio mentre lui continua a trapanarmi senza sosta… ad un tratto lo sento sempre più veloce e infoiato… prego perché giunga presto al culmine… mi siede di colpo sul piano del tavolo ed estrae quel suo bisonte nero: continua a menarselo e mi inonda con uno schizzo bianco e copioso che mi arriva fino ai capelli… chiude gli occhi dall’estasi del momento… non ho mai visto un uomo sborrare così tanto!

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